Ciuccio o dito?
Dal diario di una mamma dentista
A 24 ore dalla nascita, mio figlio ciucciava l’ indice in maniera compulsiva, da veterano esperto in materia.
Essere un medico e una mamma, può sembrare una grande accoppiata vincente. Sulla carta.
Poi, ti rendi conto quando diventi mamma che questi due ruoli possono entrare in conflitto e non sono quel favoloso Jackpot che ci si aspetta di vincere: perché quello che consiglieresti senza dubbio e con fermezza ai tuoi pazienti, per il bene della loro salute, tu lo vivi da “mamma” e con un pizzico fatalista di “e che sarà mai, non esageriamo!”. Oggi mio figlio Francesco ha due anni, come tutti i bambini ha attraversato la fase del ciuccio, della dentizione e ancora oggi, ahinoi: il dito in bocca..
Ma partiamo dall’inizio di questa avventura da mamma, affrontando l’annosa questione “ciuccio”.
Alzino la mano quante di voi si siano sentite suggerire di intingere la punta del ciuccio nello zucchero, per abituare il bambino a prenderlo. Lo zucchero nel ciuccio, così come il miele, non sono solo da evitare assolutamente: sono addirittura “proibiti”. La costante presenza di zuccheri fa proliferare in maniera abnorme la flora batterica cariogena esponendo il bambino alla cosiddetta “sindrome da biberon”: carie diffusa dei decidui con precoce perdita degli stessi.
In passato era un metodo molto frequente mentre oggi, per fortuna, molto meno, grazie ai pediatri che hanno portato avanti una sorta di “terrorismo” al riguardo.
Tuttavia, sento ancora di bambini che non vanno a letto senza il loro biberon di latte e biscotti sciolti, e magari si addormentano anche mentre ciucciano. Diciamocelo chiaro, è quasi la stessa cosa del ciuccio immerso nello zucchero, per la consistenza appiccicosa e la carica di zuccheri che avrà modo di alimentare per tutta la notte la flora batterica cariogena. Il problema non sta ovviamente nel latte, quanto nei biscotti che contengono zuccheri raffinati e amidi.
E se mio figlio rifiuta il ciuccio?
Ricordo il giorno in cui feci la morfologica. Mi accompagnava mio padre, dentista anche lui. Lo schermo era di quelli ultra piatti 16/9, 800 pollici con poltroncine in pelle, alle spalle c’ero io sdraiata. L’immagine era di un gran testone che ciucciava, pisellino ben visibile, il dito indice, profilo “seconda classe seconda divisione”. Il commento mio e di mio padre fu unisono: non ha mento, come suo padre, è una seconda classe e si ciuccia pure il dito. Meno male che il naso è quello tuo! Il medico che faceva la morfologica smentì subito il ciucciamento del dito, secondo lui la manina era semplicemente sotto il mento.
A 24 ore dalla nascita, mio figlio ciucciava tetta e indice in maniera compulsiva, da veterano esperto in materia. Dinanzi a queste attitudini, mia madre – anche lei dentista! – preoccupata del futuro ortodontico del primo nipotino della famiglia iniziò a non mollarlo, pronta col ciuccio in mano al primo cenno di dito. I giorni passavano e il ciuccio lo aveva accettato, ma di tanto in tanto preferiva sempre il dito. Finché non decidiamo di andare in vacanza e perdiamo il ciuccio! Se devo essere sincera, non ci tenevo così tanto che lui preferisse il ciuccio, pensavo che prima o poi avrebbe smesso di succhiarsi il dito, anche perché lo allattavo io e il ciuccio è un interferente dell’allattamento al seno.
Morale? Come vi ho già detto, Francesco ha due anni e ancora ciuccia l’indice alla grande!, ha i calli e un morso aperto anteriore che rientra in quei casi che noi in studio chiamiamo “satanici”. A posteriori devo purtroppo ammettere che mia madre aveva ragione, dovevo insistere con il ciuccio. Se è vero che la regola sacrosanta è: “niente ciuccio, perché interferisce con l’avvio dell’allattamento al seno”, è anche vero che il ciuccio è il male minore quando l’alternativa preferita di tuo figlio è il dito.
Sicuramente Francesco avrebbe dovuto mettere comunque un apparecchietto perché partiva già con una componente genetica forte: la mandibola che tende a crescere indietro e di meno rispetto al mascellare; ma nel suo caso, l’abitudine viziata del dito ha complicato un po’ le cose. Se la sarebbe cavata con un semplice apparecchio mobile in fase di crescita, e invece difficilmente sarà possibile correggere i problemi causati dal dito senza una terapia ortodontica fissa, soprattutto se non riuscirò a farlo smettere entro e non oltre la fine dell’estate.
Come avete avuto modo di leggere, la mia visione di mamma è contaminata dalla mia professione, fortunatamente non in maniera ossessiva, tant’è che ho commesso un errore banale. L’importanza però di una visita precoce dall’odontoiatra è indiscutibile.
L’effetto che il succhiamento del dito fa ad un bambino, in un altro può essere addirittura quintuplicato dalla base ereditaria di partenza, e un genitore non ha le competenze per analizzare le componenti genetiche. Però può avere l’esperienza!, infatti è dimostrato che, genitori che hanno cura della propria salute orale, mettono in primo piano la salute orale del proprio bambino.