Dentista per bambini: chi è e cosa fa il pedodontista? parte II
Ed eccoci alla parte conclusiva del nostro discorso
In quest’ultima parte affronteremo insieme i quattro punti finali che motivano la scelta di incontrare il pedodontista fra i tre e i cinque anni d’età del bambino, e non ritardare la visita dopo la permuta completa dei dentini da latte.
Ricapitolando, abbiamo detto che un buon pedodontista vi informerà sulle principali strategie di prevenzione primaria della carie e delle malocclusioni, sia mettendo in atto protocolli standardizzati dall’oms sia istruendovi in maniera pratica sulle migliori soluzioni da adottare a casa con i vostri bambini.
In quest’ultima parte affronteremo insieme i quattro punti finali che motivano la scelta di incontrare il pedodontista fra i tre e i cinque anni d’età del bambino, e non ritardare la visita dopo la permuta completa dei dentini da latte.
frenulo corto. Si parla di frenulo linguale corto quando la piega mucosa che unisce la lingua al pavimento della bocca si presenta in maniera insolita, ovvero: spessa, stretta e corta. E da ritenersi patologico quando é accompagnato da “anchiloglossia” cioè una limitazione dei movimenti fisiologici della lingua.
Quale influenza può avere sulla crescita mandibolare il frenulo linguale corto e, di conseguenza, l’anchiloglossia?
La spinta linguale, esercitata durante gli atti masticatori, rientra tra i fattori attivi che fisiologicamente intervengono nella crescita delle ossa mascellari e che possono agire direttamente con sollecitazioni di tipo funzionale. Per questa ragione esiste una correlazione tra flc e disgnazie causate dalla ipomobilità della lingua: il flc causa una postura bassa e anteriore della lingua, ed è uno dei fattori funzionali che predispone alla prognazia mandibolare.
L’importanza di una corretta respirazione. Respirare con il naso è più faticoso che respirare a bocca aperta, durante ogni atto inspiratorio vengono infatti attivati muscoli toracici e dorsali. Il flusso dell’aria promuove lo sviluppo della capsula nasale e delle cavità paranasali e determina una corretta posizione della lingua a contatto del palato.
Adenoidi e tonsille ipertrofiche, deviazioni del setto nasale, raffreddori e allergie frequenti, occhiaie, russamento notturno, irrequietezza, sonnolenza diurna possono essere il segnale che il nostro bambino sia un respiratore orale. Le azioni meccaniche trasmesse alle basi ossee dalle contrazioni dei muscoli delle guance, delle labbra e della lingua durante gli atti respiratori, favoriscono la crescita armonica delle stesse. Nel caso di un bambino respiratore orale, diagnosticare ed intervenire precocemente (entro i quattro anni) significa risparmiargli in futuro costose, ma soprattutto difficili, cure ortodontiche.
Quali soluzioni può quindi offrire un pedodontista? L’ortodonzia intercettiva si occupa di “intercettare”, appunto, le abitudini viziate nei bambini in crescita ed eliminarne, tramite “apparecchi” mobili o fissi, gli effetti negativi non soltanto sulla dentatura, ma anche sulle basi ossee (superiore ed inferiore). A seconda delle problematiche ci si avvale della collaborazione del logopedista, dell’otorinolaringoiatra, dell’allergologo, del pediatra, per la risoluzione delle cause – nel caso della respirazione orale, tonsille ed adenoidi ipertrofiche, per esempio, ne sono la causa principale, pertanto la collaborazione del pediatra e del medico specialista in otorinolaringoiatria risulta essere indispensabile per la completa risoluzione del problema del vostro bambino.
Agenesie. Cosa sono le agenesie e soprattutto quali problemi causano all’equilibrio della dentizione? Con “agenesia dentale” viene definita l’assenza congenita di uno o più elementi dentali ed interessa più di frequente i denti permanenti, in particolare i terzi molari, seguita dai secondi premolari superiori, da quella degli incisivi laterali e secondi premolari superiori. Per approfondimenti clicca qui.
A seconda dei casi in considerazione, la pianificazione del trattamento dei pazienti con agenesie spesso risulta problematica e difficile.
Possono causare problematiche ortognatodontiche come l’alterazione dell’intercuspidazione, la modificazione delle basi ossee e dei loro rapporti reciproci, la gestione degli spazi in eccesso, lo spostamento delle linee mediali dentali per mancanza dell’antagonista, e problematiche estetiche a livello anteriore, per tali ragioni la diagnosi precoce delle agenesie è fondamentale.
La pianificazione della visita odontoiatrica fra i tre e i cinque anni, con relativa ortopantomografia, consente di individuare precocemente le anomalie di numero dei denti definitivi, anche se non ancora erotti, e di elaborare il migliore piano di trattamento possibile, giocando di anticipo su eventuali malocclusioni.
Traumi dentali: cosa fare? Il trauma dentale è un evento molto frequente nella prima infanzia e nell’età pre-scolare e riguarda la dentizione decidua (denti da latte), ma interessa anche i ragazzi in età scolare (coinvolgendo la dentizione mista o definitiva). Uno studio condotto in Europa ha dimostrato che il 15% dei bambini in età prescolare e il 20-25% di quelli in età scolare ha subito un trauma dentale. Quando parliamo di trauma dentale bisogna distinguere tra:
- traumi ai tessuti duri del dente: smalto, dentina, cemento con o senza interessamento della polpa;
- traumi ai tessuti di sostegno del dente: tessuto osseo, legamento, gengiva.
Se sono coinvolti i denti decidui, l’evento più traumatico è l’avulsione o la lussazione intrusiva del dente. In entrambi i casi, bisogna valutare se il trauma non abbia danneggiato il follicolo del dente definitivo corrispondente, che non ci siano frammenti di dente nei tessuti molli (labbra, guance, gengive), che non si siano verificate fratture ossee.
Se il trauma si limita soltanto alla corona del dentino, sarà utile monitorare nel tempo la vitalità pulpare (segnale di necrosi è l’inscurimento del dente o la comparsa di una piccola fistola sulla gengiva soprastante il dente).
Il coinvolgimento dei denti definitivi, più frequentemente degli incisivi anteriori, comporta, a seconda della gravità del trauma, dalla semplice ricostruzione della corona utilizzando il frammento rotto opportunamente conservato in soluzione fisiologica o in saliva, alla devitalizzazione in caso di coinvolgimento della polpa dentaria.
Importante!, in caso di avulsione traumatica del dente non gettarlo, ma conservarlo in fisiologica o saliva. Il tempestivo reinserimento in sede da parte dell’odontoiatra e l’immobilizzazione, rappresentano ancora il trattamento più conservativo.
Per concludere, ribadisco che un bambino che impara da piccolo a fidarsi del suo dentista è un adulto di domani che non procrastinerà un disturbo dentale per paura, rischiando di compromettere gravemente la salute dei suoi denti e, non meno importante, del suo conto in banca e troverà naturale chiedere consiglio al proprio dentista in caso di disturbi gengivali o mal di denti, piuttosto che ricorrere ad alchemici intrugli da hocus pocus reperiti sul web.